Residue

SKU: HL.1308757

Hurricane 1000 is a lightweight and compact fog machine combining dense fog output and portability. It can be operated from a distance using either the included wired or wireless remote. After an initial heat up period, the Hurricane 1000 is always ready to provide fog on demand. A manual fog button provides easy control at your fingertips and the LED-illuminated tank enhances operation and safety indicating heater status and fluid levels. The machine has ultra-fast heat up time for a quick setup and residue-free water based fog output.

SKU: GI.G-198010

ISBN 9781574631456. UPC: 888680647148.

Why does the low register of any woodwind instrument respond poorly? Where can you purchase good double reeds? What should you do when a woodwind instrument cracks? What options are needed on a school oboe and bassoon? How do you deal with stuck swabs? Why is one particular note sharp or flat? Why is just the upper, middle or lower register flat or sharp? These and countless other questions about purchasing, maintaining, troubleshooting, repairing and storing woodwind instruments are answered in this comprehensive yet concise handbook. Topics include: · Purchasing - what options you need/don't need, safest to buy · Maintaining - lubrication, water control, tarnish and residue control · Troubleshooting - pitch, response, mechanical, common problems · Repair - cork and pad replacement, emergency fixes · Storage - minimizing wood instrument cracks, keeping in adjustment · Tuning - affects of temperature, dynamics, instrument length, reeds · Peculiarities of harmony instruments · Understanding reeds - brands, warpage, balance · Mouthpieces - jazz and classical recommendations · Building a woodwind tool kit - what to include.

SKU: UT.LB-7

ISBN 9788881094561. 6.5 x 9.5 inches.

Proiezione in origine dei valori e dei miti di una tragica militanza ideologica, la nozione di Umanesimo civile – l’idea di una epocale convergenza tra la mutazione culturale promossa dagli umanisti e i valori sociali e politici espressi dalle repubbliche cittadine del primo Rinascimento – si carica volentieri di una responsabilità di paradigma metastorico che la critica ha persuasivamente contestato. D’altra parte la nozione non sembra sostenere nemmeno la più ristretta accezione di un’esperienza culturale unitaria, di «una maniera propria dell’Umanesimo fiorentino, diversa da quella degli altri gruppi umanistici», troppo profonde risultando le differenze, su aspetti ideologici fondamentali, tra i letterati fiorentini così evocati. Tuttavia il concetto di Umanesimo civile rimane storiograficamente rilevante, confermando l’insistenza di Hans Baron sulla peculiarità dell’esperienza fiorentina, se si limita a riassumere la convergenza tra la rivoluzione culturale e l’elaborazione politica di una specifica vicenda cittadina, protagonista il ceto che in risposta alla rivolta dei Ciompi diede vita alla repubblica oligarchica, a sua volta infine esautorato dall’egemonia medicea. Un primo risultato di questa constatazione è una più incisiva inclusione del movimento artistico nella dimensione dell’Umanesimo civile, non in un ruolo collaterale e subalterno rispetto ai letterati, ma in quello di protagonista, di inoltrato avamposto di una nuova forma mentis, di una aurorale nuova coscienza filosofica e scientifica: un risultato che mette in discussione anche tradizionali convinzioni sulla radicale inettitudine dell’Umanesimo alla scienza. Secondo, cospicuo esito di una più puntuale definizione sociologica, la nozione proposta da Baron e dalla sua scuola non esaurisce con la caduta della repubblica oligarchica la sua pertinenza alle convinzioni e ai comportamenti del patriziato, il quale in effetti continuò largamente e a lungo a coltivare l’immagine di sé creata dall’Umanesimo civile, sebbene ormai non come orgogliosa affermazione del proprio potere, ma come difesa della propria identità sociale e di residue prerogative politiche. In realtà, assai più che non risulti ad una omogeneizzante «storiografia della decadenza», un inconciliabile conflitto di culture percorre il Rinascimento fiorentino in tutta la sua durata, investendo gli orientamenti filosofici, le concezioni artistiche e letterarie, intrecciandosi con le convulsioni politiche della città e con la tragedia della restaurazione confessionale. È appunto in tale intreccio che si possono cogliere, sino a fine Cinquecento, le ultime risonanze dell’Umanesimo civile.
È sembrato importante richiamare l’attenzione da questo punto di vista su personaggi, circostanze ed episodi storiograficamente noti per altri versi: sul magistero intellettuale di Piero Vettori, nella politica culturale del principato mediceo rimasto un corpo estraneo, una testimonianza di valori della tradizione fiorentina mortificati dall’assolutismo e dall’omologazione confessionale; su un aristotelismo umanistico e laico chiamato a fronteggiare il neoplatonismo di regime e a fecondare in termini ideologicamente non neutrali i dibattiti sulla Poetica e sulla teoria musicale; sull’Accademia degli Alterati, luogo di culto di memorie repubblicane e, in qualche momento, sospettabile punto di incontro del dissenso politico. È sembrato infine che la nozione di Umanesimo civile potesse plausibilmente e fecondamente raccordare l’invenzione del melodramma – L’Euridice di Peri, Rinuccini e Corsi per le nozze di Enrico IV e Maria de’ Medici – alle tradizioni culturali, agli interessi sociali, ai sentimenti e progetti politici coltivati dai suoi promotori, Florentini cives non rassegnati alla subalternità e all’alluvione antiumanistica.

SKU: PR.11440558S

UPC: 680160008971.

Concerto da Camera II is a work for six instruments which may be further grouped into three separate entities - clarinet, string quartet, piano. In this combination, chosen by the work's commissioning organizations (the Chamber Music Society of Lincoln Center in conjunction with Mount Holyoke College), lies the work's first challenge. While pairings of any two of these three sound types abound in the concert literature, the three together form a far less common soundscape. The main difficulty appears in the necessity to reconcile the potential of both the clarinet and the piano of acting in a soloistic capacity when pitted against the string quartet. Indeed, the three movements of the Concerto deal with this problem in various ways, with the balance of power between the six instruments' potential for unity and contrast, solo and ensemble playing, continually shifting and changing.   Yet another, more delicate, balance of power is at play here, namely, the relationship between the external, foreground level of the piece and a subtler background level. What, at first, appear like small, gentle melodic strands, mere echoes or residues of the main events, gradually assume an inner life of their own. Never actually taking over yet always there, a salient, if quiet, factor within the work's compositional fabric and evolving organism.   Though each movement includes numerous tempo fluctuations, the overall thrust of the work clearly suggests a fast-slow-fast framework, with the last movement being a loosely structured, occasionally tempestuous Rondo.